Di Stefano | 20 October, 2016
Nell’attività vocale il corpo fa riferimento a diverse strutture operative: la laringe, sede del suono primario che ospita le pliche vocali, ed i muscoli coinvolti nella respirazione, atti ad alimentare e sostenere la voce (diaframma, addominali, intercostali e dorsali).
Abbiamo poi le cavità di risonanza, ovvero i cosiddetti risuonatori:
- la faringe, che insieme alla lingua permette con i suoi “movimenti adattivi” la costituzione dei suoni vocalici
- le cavità ossee poste nel cranio, che, ospitando i suoni portati dal fiato, fungono da moltiplicatori degli armonici, amplificando la sostanza timbrica della voce ed esaltandone brillantezza e colore naturale (nel linguaggio tecnico si parla di “maschera”)
- la trachea che, con la sua cartilaginea cavità “tubolare” rivestita di mucosa, ospita e produce altre risonanze: quelle che volgono alla parte inferiore del corpo e danno vita ai caldi e densi armonici tipici del registro basso (la cosiddetta “voce di petto”)
Molto importante è anche la postura assunta durante il coinvolgimento psico-motorio dell’atto cantato: facendo arretrare la posizione del foro occipitale sino a raggiungere una sorta di ideale “asse unico” con la colonna vertebrale, la laringe poggerà a ridosso di questa, facendola vibrare per simpatia: si produce così quella che Alfred Tomatis ama definire la “risonanza ossea”.
Un'attenzione alla verticalizzazione dell’asse corporeo è dunque fondamentale, poichè ci permette di conseguire al meglio tutte quelle particolari sensazioni propriocettive che sono fondamentali per riconoscere e guidare il proprio operato vocale. Durante l’atto del cantare è perciò bene “pensarsi” o immaginarsi sempre “nella schiena”, poiché è nella piena espressione della catena dei muscoli della statica che l’energia diventa tutt’uno con l’azione. La messa in tono del corpo è quindi fondamentale per la realizzazione di un canto che senza alcuna fatica risulti armonico, pieno, originale nella sua unicità.